È proprio vero, i pronostici sono come la bigiotteria, la trovi ovunque, può venderla chiunque e addirittura c’è chi non é in grado di distinguere un prezioso dalla sua imitazione.
Purtroppo, quando qualcosa è disponibile in grandi quantità e a costi praticamente nulli o irrisori, più nessuno riesce a capire la differenza tra un servizio di valore e tutto il resto.
Basti pensare che in tanti anni dalla nascita di Internet e del Betting online, il più grande successo dei bookmakers é stato imporre una serie di paradigmi del gioco che resistono ancora oggi.
Ti stai chiedendo come? Te lo spiego subito.
Tempo fa io e i miei soci avevamo una serie di contratti pubblicitari con i bookmakers. Tutto perfettamente limpido e regolare. Attualmente siamo stati totalmente esclusi dal circuito, per il semplice fatto che non siamo i loro “promotori ideali” (sic)
Viene da chiedersi chi fossero i loro promotori ideali. Presto detto. Al bookmaker piace chi propone un certo tipo di gioco: incentiva, per esempio, chi propone giocate con il maggior numero di eventi possibili, le multiple per intenderci. In alcuni contratti, infatti, la percentuale sul giocato (e/o sul perso, dipende dalla tipologia di accordo) che viene intascata dal promotore si alza man mano che le giocate fatte contano un numero maggiore di eventi.
Da qui c’è stata, nei tempi d’oro, una vera e propria “corsa alla multipla”.
L’operazione ha sempre funzionato benissimo. Chi proponeva giocate che sarebbero oscene per qualunque esperto con un minimo di esperienza veniva aiutato, foraggiato con accordi sempre più profittevoli. Chi invece proponeva strategie “pericolose”, trovava sempre qualche bastone tra le ruote.
Così questo trattamento differenziale ha determinato, in buona parte, chi avrebbe guadagnato di più e chi, di conseguenza, si sarebbe imposto come modello sul mercato.
Ad oggi, se chiedete in giro, per molti giocatori il betting che conviene fare é solo quello dove, ad un piccolo rischio, si associa, in proporzione, un gigantesco profitto. Peccato che sia un approccio che per un milione di ragioni non favorisce assolutamente il giocatore.
In sintesi, se sei un giocatore di listoni, sappi che il modo in cui hai imparato a giocare è stato quello più incentivato da i bookmakers stessi che hanno favorito persone che hanno letteralmente fatto milioni in alcuni casi…e tu?
Togliendo il fatto che alle pecore è stato insegnato ad essere pecore dai lupi, la nascita del Betting exchange ha segnato una frattura tra i giocatori della domenica e gli esperti del settore. Questo perché cadeva il conflitto di interesse tra il bookmaker, il promotore e l’utilizzatore finale.
I problemi purtroppo sono cambiati ma sono tutt’ora terribilmente presenti e toccano tutti dai professionisti, che ne sono consapevoli, ai piccoli giocatori, non altrettanto informati.
Dalla nascita del Betting exchange, infatti, si è assistito ad un aumento dell’efficienza dei mercati, un problema che a molti non dice nulla ma che spesso mette in crisi anche i giocatori più preparati.
Per aumento dell’efficienza, che ancora stenta a svilupparsi solo al di fuori dagli eventi sportivi “di cartello” (le serie maggiori), si intende che le quote offerte vengono rapidamente aggredite dal mercato. Questo riduce significativamente i margini di profitto.
Cerchiamo di capire meglio questo concetto. Un giocatore occasionale cerca di “indovinare” quante più partite possibili e per quanto bravo, si troverà immancabilmente con un certo numero di loss. Probabilmente molti di voi avranno acquistato o seguono qualche tipster più o meno conosciuto che registra un certo numero di vittorie, poi ha una fase negativa e infine arriva, nel tentativo di recuperare, a bruciare completamente il capitale. Purtroppo per nostra esperienza il 90% dei tipsters nell’arco di uno o due anni è sempre in perdita. Non perché non sia un buon analista a suo modo ma perché, essendo all’oscuro di come funziona l’offerta delle quote, basa tutta la sua operatività esclusivamente sulla sua capacità di indovinare i risultati, quindi, su quel fattore che incide per il 50% ad essere buoni.
Inutile dire che i risultati li abbiamo visti tutti: catastrofici.
Se può consolarti, moltissime persone non hanno idea di quanto sia complesso lavorare in questo settore. Se sei uno di loro, non darti pena, puoi sempre imparare.
L’arroganza di molti tipster li ha portati, per il semplice fatto di avere una buona capacità di lettura degli eventi sportivi, a sentirsi autorizzati ad elargire pronostici a prezzi stracciati. Tutto questo senza avere le conoscenze di base per fare quello che a tutti gli effetti è un lavoro a tempo pieno.
Il tipster professionista ha diverse caratteristiche:
Per prima cosa, il Betting è un lavoro, la nostra azienda è composta da persone impegnate a tempo pieno in questa attività. Non si parla di chi, dopo una giornata di lavoro si improvvisa tipster per arrotondare. Questo è molto importante.
In secondo luogo i servizi hanno un determinato costo proprio perché, affinché ne valga la pena, il compenso deve essere adeguato. Se te lo stai chiedendo sì, in effetti guadagniamo bene anche da soli: possiamo fare a meno dei servizi che eroghiamo.
Per riprendere il discorso precedentemente aperto, quali sono i fattori che distruggono e continueranno a distruggere le speranze del giocatore della domenica?
Si diceva che una tra le sfide maggiori che lo scommettitore deve affrontare consiste nell’aumento dell’efficienza dei mercati. In breve, l’efficienza dei mercati é quel fattore che vi porterà, anche se avete un winrate molto alto, a non guadagnare quasi nulla nella migliore delle ipotesi e a perdere tutto nella peggiore.
Altro fattore di imbarazzo per molti veterani é relativo al money management. Personalmente 8/10 tipster usano il masaniello che é uno strumento straordinario con l’ingegno sopraffino di una zappa. Senza tenere conto di cose come le dimensioni campionarie minime perché il winrate si consolidi su determinate percentuali o di quando una progressione raggiunge un breakpoint critico in cui non risulta più matematicamente vantaggiosa.
Tempo fa ci venne chiesto perché acquistare il freebet, il nostro servizio base, costasse 120 euro per 120 pronostici. In fondo, il mondo é pieno di tipster, certo, noi siamo professionisti, abbiamo una azienda che si occupa esclusivamente di quello, ma che differenza c’é con chi offre pronostici a go go per pochi euro?
Per capirlo é necessario fare un esempio.
Negli anni abbiamo assistito ad un sempre maggiore abbassamento delle quote rispetto a quella che noi chiamiamo “secure odd” (quota di sicurezza). In sintesi, una quota minima che corrisponde alla reale frequenza con cui un esito si verifica (su grandi numeri).
Non spaventarti.
Significa che se un esito si verifica nel 66% dei casi la S.O. è pari a 1,50. Possiamo ottenerla attraverso strumenti di nostra creazione. Purtroppo la quota offerta dai bookmakers è quasi costantemente inferiore a questa secure odd prima dell’inizio del match. Supponiamo a 1,30. L’ipotetico tipster che la giochi potrà anche avere un winrate del 75% sarà comunque in perdita.
Bisogna quindi attendere delle particolari condizioni di mercato per effettuare l’ingresso ad una quota ottimale superiore alla S.O che noi chiamiamo Optimal Odd. In questo modo, giocando per valore, avremo un winrate sempre superiore a quello necessario per essere in profitto. Indipendentemente dal money management applicato, infatti, un sistema profittevole lo é anche e soprattutto a massa pari.
Ecco perché quando si acquista il freebet non si acquistano pronostici frutto delle sensazioni di questo o quel giocatore, ma un vero e proprio metodo studiato per ottenere SEMPRE un certo margine sul mercato.
Ora sai perché è importante affidarsi ad un professionista in grado di applicare dei sistemi collaudati per anni.
#betsystem: non vendiamo pronostici.
Quelli non dovrebbero costare nulla perché non hanno alcun valore, come le opinioni di chi li propone.
(Andrea Albanese)